Conferenza finale DIAGRAMMI NORD: INSIEME possiamo fare di più!

 

Il Consorzio Ruini Impresa Sociale in supporto al ruolo datoriale di AGCI e in collaborazione con un ampio partenariato ha partecipato a Di.Agr.A.M.M.I. di Legalità al centro – nord questo importante progetto che affronta una problematica cruciale e complessa della nostra realtà attuale: lo sfruttamento lavorativo in agricoltura, spesso ma non esclusivamente riferito ai migranti.

Le righe che seguono vogliono riassumere alcune considerazioni a partire dalle valutazioni conclusive per riproporre nuovi e più concreti interventi di contrasto a tutte le gravissime situazioni che negli ultimi anni sono più volte balzate in cima alle cronache

Il cuore del problema può risultare di difficile comprensione a chi ne è al di fuori: è probabilmente capitato a molti di pensare di non essere adatti al proprio lavoro: di osservare che le cose vanno male, di annoiarsi, di essere depressi, di non vedere risultati, oppure mille altre motivazioni.

Il fatto è che, se pensiamo che il nostro lavoro non sia giusto per noi, solitamente dimentichiamo che, nonostante ciò, i nostri bisogni di base, per dirla con Maslow, sono soddisfatti: abbiamo uno stipendio magari inadeguato ma dignitoso, comunque un tetto sulla testa e non conosciamo più la parola fame!

Tutto ciò non vale per alcune categorie di persone che, per motivazioni ormai conosciute e altrettanto ignorate, rientrano tra i “lavoratori invisibili”.

Si è già detto, in questa sede, come attraverso i due progetti FAMI, Di.Agr.A.M.M.I. di Legalità al centro – nord e centro – sud, si sia finalmente affrontata in “presa diretta” e con un approccio di rete questa complessa e deplorevole problematica dalle molteplici ricadute e sfaccettature sociali.

Di seguito alcuni spunti emersi dai lavori del seminario interregionale del progetto per l’area centro – nord, tenutosi a Roma il 6 e 7 dicembre.

Le principali lezioni apprese, descritte da Fabrizio Tenna, riguardano:

– la considerazione del lavoro in agricoltura quale settore maggiormente associabile al lavoro povero (fra le prime 5 professioni con la maggiore incidenza di lavoratori poveri, quattro sono professioni agricole!) che, pertanto, è rappresentativo delle principali problematiche socio/culturali;

– la necessità di tenere maggiormente in conto la complessità del fenomeno sfruttamento che propone declinazioni diverse a partire dalla medesima matrice: nel nostro caso, in cui il lavoratore cerca lo sfruttamento spinto dal disagio, bisogna saper differenziare i modelli di presa in carico;

– la funzione di crocevia del progetto rispetto a fenomeni diversificati quali la tratta degli esseri umani, lo sfruttamento sessuale e quello lavorativo;

– il vantaggio dell’armonizzazione e dell’integrazione tra i diversi scenari giuridici;

– lo sviluppo di un approccio orientato alla cultura della prevenzione dei diritti delle persone in situazione di sfruttamento;

– l’implementazione di azioni positive multi-offerta a favore di tali persone.

Tra le criticità segnalate spicca l’importanza di realizzare percorsi formativi non solo adeguati ma certificabili. Ciò implica la capacità di attuare reti pubblico/private e di co-progettare con le amministrazioni locali percorsi ideati per qualificare le competenze acquisite in linea con i repertori regionali.

Questo ambito di attività rappresenta un settore in cui il CRIS, ente di emanazione AGCI, ha maturato un’esperienza specifica e mettendo a punto numerosi piani formativi a valere sulle risorse dei fondi interprofessionali.

Tali strutture, in particolare da FonCoop, fondo di riferimento della cooperazione rappresentato al convegno dal Presidente Gizzi che ha partecipato al seminario nella sua prima veste di Responsabile delle relazioni industriali di AGCI, offrono numerose opportunità e percorsi virtuosi rispetto ai quali il Consorzio Ruini è pronto a mettere a disposizione il suo know how.

Inoltre Gizzi ha sottolineato alcuni aspetti importanti e particolarmente significativi per la loro concretezza:

– tra le 16 pratiche selezionate dalla centrale valutativa, 4 (il numero più alto) provengono dal mondo AGCI;

– tra le cooperative dell’Associazione sono stati realizzati 50 inserimenti lavorativi in cinque regioni: Umbria, Marche, Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna;

– fra queste, l’attività della cooperativa di comunità Be Valnerina in Umbria si è configurata come un vero caso di eccellenza reso possibile grazie dall’impegno del management italiano e di lavoratori stranieri che hanno dato luogo ad un modello trasferibile di inserimento e integrazione.

In questo quadro così complesso e in base a quanto sopra riportato, il denominatore comune di qualsiasi nuovo progetto di implementazione non può che essere un forte impegno condiviso e determinato che parta dal rafforzamento e dal dialogo della rete formata da istituzioni e parti sociali affinché, accanto agli interventi normativi, proponga una più ampia visione socio/culturale per contrastare un fenomeno che annulla la dignità delle persone.

Tale approccio rappresenta la necessaria premessa per restituire rispetto e diritti a tutte quelle persone che, sono costrette ad accettare condizioni di lavoro basate sullo sfruttamento, alimentando un mercato del lavoro illegale e parallelo, sempre più diffuso e sempre più sommerso.