Contrasto alla criminalità ambientale: obiettivo prioritario di Istituzioni e Imprese

Il Rapporto Ecomafia 2023, realizzato annualmente da Legambiente e curato da Enrico Fontana giornalista, già direttore del mensile La Nuova Ecologia e di Nuovo Paese Sera, mette in luce una situazione grave e in progressivo aumento dei reati contro l’ambiente.

Assistiamo a “un’aggressione “condivisa” con imprenditori privi di etica, faccendieri senza scrupoli, politici e funzionari corrotti, in particolare nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa ma non solo, come dimostrano gli scioglimenti, per il condizionamento subito dalla ’ndrangheta, dei comuni di Anzio e Nettuno, in provincia di Roma. Una diffusione confermata anche dal numero dei clan ecomafiosi censiti da Legambiente: dal 1994 a oggi ammontano a 375, operativi in tutte le filiere ambientali”.

Ecomafia, agromafie e produzione agroalimentare sono purtroppo spesso connesse e l’urgenza di promuovere provvedimenti efficaci è testimoniata dalle dichiarazioni di autorevoli esponenti di maggioranza e di opposizione che hanno dichiarato di essere d’accordo con la proposta di Legambiente di arrivare quanto prima all’approvazione del disegno di legge contro le agromafie e l’agropirateria, grazie al quale verrebbero introdotti nel Codine penale reati con sanzioni adeguate. Enrico Fontana intervistato sul tema da Pina Sodano del CRIS ritiene che sia comunque “necessario uno sforzo nello stesso mondo delle imprese, isolando e denunciando quegli pseudo-imprenditori che sfruttano chi nelle campagne ci lavora, in condizioni simili alla schiavitù, anche quando si tratta di minori, come si segnala nel contributo al Rapporto Ecomafia elaborato dal sociologo Marco Omizzolo”.