L’agricoltura sociale per reinserire accogliere e includere! Intervista di Pina Sodano del CRIS a Nicola Cavallone*

  1. Come e perché nasce la cooperativa ITINERA?

ITINERA nasce dall’iniziativa di tre, ragazzi socialmente molto impegnati sul territorio del 7 Municipio di Roma, che decidono di partecipare a un bando della legge 266 sull’imprenditoria giovanile allo scopo di creare un insieme di servizi (formazione, cultura, biblioteche, tempo libero, orti urbani ecc.) rivolti al territorio e dedicati alle persone più fragili, disabili, anziani soli e giovani in difficoltà e/o con disagio della periferia romana. Nasce così nel 2004 una cooperativa sociale che nel corso degli anni ha perfezionato la sua organizzazione, ha ampliato le sue attività, ha allargato la rete dei suoi soci, dipendenti e collaboratori (siamo in 163) senza mai modificare l’dea di impresa per cui è nata e che pone al centro di tutto la disabilità, lo svantaggio sociale, la povertà culturale.

  1. Come responsabile del progetto Di.Agr.A.M.M.I. di Legalità al centro-nord nel Lazio secondo te, quali sono le opportunità da mettere in campo per rendere questo progetto una sperimentazione innovativa?

Di.Agr.A.M.M.I. di Legalità al centro-nord è un grande progetto che ha messo in campo tantissimi attori diversi tra di loro, pubblici e privati, tutti però convergenti su obiettivi condivisi. I temi e la situazione relativi all’immigrazione e al fenomeno del caporalato, allo sfruttamento schiavizzante delle persone private dei diritti più elementari sono un enorme problema. Non so quanto sia realistico pensare a cambiamenti sostanziali ma il grande sforzo di porre il problema in maniera così differenziata sui vari tavoli, in luoghi e contesti diversi, in maniera forte, continua e generosa avrà certamente il risultato di avviare nuove sperimentazioni nel settore anche piccole e diffuse, di sollecitare e aiutare il decisore politico nell’attuazione di interventi mirati allo scopo.

  1. Se dovessi descrivere con3 parole il lavoro di ITINERA quali sceglieresti?

Concretezza – condivisione – coraggio

  1. In un momento delicato e complicato come quello in cui stiamo vivendo secondo te, quale sarà il futuro dell’agricoltura sociale per le cooperative sociali? 

In questi ultimi 15-20 anni, considerate anche le sempre crescenti difficoltà dei vari sistemi di Welfare, si è guardato e si guarda tuttora al modello multifunzionale dell’agricoltura sociale inteso cioè da un lato come strumento e pilastro dei processi di inclusione e reinserimento della popolazione più fragile e dall’altro come realtà produttiva di beni e servizi in grado appunto di reinserire accogliere e includere. Lo ha compreso anche l’Europa vedi la priorità n. 6 del FEASR (https://ec.europa.eu/info/food-farming-fisheries/key-policies/common-agricultural-policy/rural-development_it). In tale contesto è del tutto evidente che la riuscita di questa ambiziosa attività risiede nella collaborazione tra il pubblico e il privato sociale perché si accresca e si professionalizzi il capitale umano migliorandone le competenze e le abilità e lo si sostenga affinché possa restare sul mercato anche creando reti e relazioni in una logica cooperativa e non assistenziale. A tale proposito, comunque, anche l’ultima normativa la legge 141/2015 (http://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/2015/09/08/208/sg/pdf) non risolve il problema nel suo complesso in quanto, pur avendo ampliato il numero dei soggetti abilitati a svolgere attività di agricoltura sociale  (tra cui le cooperative sociali) e le aree di intervento (biodiversità ambiente ecc.), richiede ancora requisiti e condizioni che faranno uscire dal settore realtà attualmente impegnate nell’agricoltura sociale. Ai Comuni alle Regioni e allo Stato centrale è affidato il compito di facilitare e snellire vecchie pratiche, di concedere l’utilizzo di beni agricoli, strumentali e strutture improduttive (in alcuni casi costose),  di considerare tali attività un servizio alla popolazione più fragile, al territorio e alle comunità locali e infine di guardare al terzo settore non come un soggetto da controllare ma da valorizzare per le funzioni vicarie di cui si fa carico e le azioni di sistema di Welfare partecipato ormai consolidate e divenute indispensabili.

 

 

* Nicola Cavallone è il Presidente della Cooperativa ITINERA (Lazio) che si occupa da decenni di cooperazione e in particolare di sostegno alle persone disabili e fragili anche attraverso l’agricoltura sociale. https://www.coopitinera.it/servizi